La rivoluzione di Miles Davis: Miles smiles
Nel 1966, Miles Davis aveva in mente di creare qualcosa di nuovo, di particolare, una nuova forma di espressione artistica! Era il periodo in cui il Free Jazz stava sviluppandosi e Davis voleva cercare di imporsi in modo diverso, con un suo linguaggio. Riuscì a conservare la sua singolare forma musicale aggiornando solo la tecnica esecutiva e diede vita ad un album di particolare bellezza, “Miles Smiles” al quale hanno collaborato Wayne Shorter al sax tenore, Harbie Hancock al pianoforte, Ron Carter al contrabbasso, Tony Williams alla batteria.
La sintonia del gruppo di Miles Smiles
La particolare sintonia del gruppo si può notare anche nel brano “Footprints” nel quale si percepiscono: la batteria che si impone con un tempo di 6/4 assecondata dal contrabbasso e dalla tromba magistralmente suonata da Davis, il giovane Williams che scandisce il suo assolo in 4/4, tutto ciò mentre il pianista -grazie alla sua bravura- riesce a far distinguere il pianoforte. In sintesi possiamo dire che il quintetto suona come se i suoi componenti si sorridano fra loro, portando ognuno il singolo contributo all’insieme, e l’unanimità riflette la collaborazione di ogni musicista. Infondo non si tratta che di buon jazz moderno eseguito dalla solita vena di Miles accompagnato da strumentisti che comprendono le intenzioni del loro leader.
Il vinile della rivoluzione di Miles Davis
La caratteristica del vinile in mio possesso (CBS S62933 del 1967) si differenzia, rispetto a quella delle recenti versioni, soprattutto per l’incisione meno curata ed anche per dinamica e dettaglio che risultano migliori nelle moderne ristampe.
Ricordiamo che Miles Davis aveva avuto la possibilità di formarsi tra il 1945 e il 1949 con un altro grande, Charlie Parker giungendo persino ad abitare assieme al grande interprete pur di trarne il massimo profitto, tanto da sacrificare l’affetto della sua famiglia.
Influenze di Miles Davis
Gli artisti che lo avevano influenzato, inoltre, sono stati Nat “King” Cole, Frank Sinatra e Orson Welles in quanto (le parole sono dello stesso Miles), “tutti avevano inventiva nella maniera di esprimersi ciò che suonavano, cantavano o dicevano”. Nell’ultimo biennio degli anni quaranta aveva messo in piedi la (sua) celebre “tuba band”, registrando un altro capolavoro “Birth of The Cool”.
Durante alcune esibizioni venne notato da Bob Weinstock -produttore discografico statunitense- che stava ampliando la sua casa discografica (Prestige). Registrò, quindi, dischi importanti da “Walkin’”(1954) a “Bags Groove” (1957) e tanti altri capolavori, chiedendo la collaborazione di Sonny Rollins, Thelonious Monk, Art Blakey e Charles Mingus.
Acquisisco dalla documentazione in mio possesso che John Coltrane (all’epoca giovane sconosciuto) fu interpellato da Miles perché Rollins attraversava un periodo di crisi e, pur avendo già avuto la possibilità di mettersi in mostra al fianco di Dizzy Gillespie, non era ancora riuscito ad esprimere tutta la sua bravura. Con Miles riuscì a trovare una nuova espressività, stabilizzando il suo fraseggio su elevate vette di creazione. La velocità, l’articolazione e l’interpretazione fecero di Coltrane un sassofonista unico che contribuì ad esaltare i lavori di Davis. Dal settembre del 1955, dunque, John Coltrane si aggiunse alla formazione di Miles Davis.
Giuseppe Alesii
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