Recensione Oasis – Dig Out your Soul
Dannatamente sconvolgente. Gli Oasis danno alle stampe un disco che, per la prima volta nella loro carriera, regala una sterzata alla loro musica e alla loro creatività. Pionieri di un genere che ha riportato in auge la musica british durante gli anni ’90, il gruppo Mancuniano si allontana dai suoi esordi Brit Pop per avventurarsi in territorio più Blusy e più americani.
“Dig Out your Soul” è un disco che colpisce al primo ascolto. Un disco che mostra i Gallagher in una veste più matura e meno arrogante rispetto al passato. Non sappiamo se questo creerà qualche problema ai fan della prima ora; siamo certi tuttavia che il lavoro consacrerà una volta per tutte la formazione inglese nell’olimpo della band che hanno dato qualcosa d’importante alla storia del Rock.
Una band più matura dicevamo. È proprio quello che emerge ascoltando i passi più importanti di questo nuovo lavoro. Bag It Up apre come meglio non si potrebbe il disco: chitarre nervose e graffianti fanno da contorno alla solita voce beffarda di un Liam Gallagher che appare in una forma eccezionale. Le melodie, come al solito, sono memorabili; al contrario dei testi (che per Noel rappresentano da sempre una Fottuta fatica e che dunque appaiono per la maggior parte come un’accozzaglia di riferimenti musicali vari), il cantato di Liam scivola dolce su un tappeto ritmico davvero notevole.
Proprio per il suo Groove martellante “Dig Out your Soul” si presenta un album decisamente più velenoso dei precedenti. I pezzi si tingono di fascinosa psichedelia e di godibili ombre Blues (Waiting For The Rapture fonde il delicato incedere dei Beatles di Come Together, con la ritmica nervosa dei migliori White Stripes, il tutto avvolto dalla voce filtrata di Noel Gallagher). Il legame più forte con il passato? Il Punk-Rock del primo singolo, The Shock Of The Lightning. Il marchio di fabbrica è quello di sempre (chitarre che volano al di sopra della batteria per celebrare l’urlo liberatorio di Liam).
Ma la vera sorpresa di questo disco è proprio Liam Gallagher. Chi scrive sa di andare incontro a qualche critica ma per la prima volta si ha come la percezione che le tracce migliori di un disco targato Oasis vengano fuori dalla mente dell’ex ragazzo terribile invece che da quella “solita” di Noel Gallagher. Tracce come I’m Outta Time (quello che molto probabilmente sarà il secondo singolo è per Liam una vera e propria consacrazione; dedicata a John Lennon, il pezzo è una ballata dolcissima in acustico in cui piano e chitarra si accarezzano dolcemente) e Soldier On (in cui viene fuori un po’ tutta la nuova vena psichedelica della band inglese) ci mettono di fronte al fatto compiuto. Il Gallagher più scalmanato ha raggiunto una maturità compositiva davvero notevole.
Un disco che lascerà dunque qualcosa e che ci restituisce una band di cui il Rock non può proprio fare a meno.
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