Album by Album: Discografia Muse
L’uscita di “H.A.A.R.P.”, il dvd celebrativo dell’ultimo tour, è un’occasione troppo ghiotta per non fare il punto sulla situazione discografica di un gruppo rock-pop tra i più rappresentativi di questo inizio secolo. I Muse di Metthew Bellamy sono una delle realtà più taglienti, impulsive e devastanti conosciute nell’attuale panorama musicale.
Sono solo quattro i lavori in studio, ma una serie infinita di entusiasmanti concerti hanno messo la band sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo che li consacrerebbe nell’Olimpo musicale: l’album perfetto, il disco in grado dall’allontanare tutte quelle perplessità che ancora serpeggiano tra i detrattori del gruppo inglese.
Muse are:
Matthew Bellamy: voce, chitarra elettrica, pianoforte e tastiere
Christopher Wolstenholme: basso elettrico, chitarra e coro
Dominic Howard: batteria e percussioni
1. SHOWBIZ (1999
La fortuna, si sa, premia gli audaci. Matthew Bellamy, Christopher Wolstenholme e Dominic Howard, formano i Muse con la sfrontatezza che li accompagnerà nel corso della loro carriera, dopo i tentativi – non certo entusiasmanti – d’assemblare un gruppo nella zona del Devon, in Inghilterra, dove incontrano quello che si rivelerà il loro padre putativo: il produttore John Lekie.
“Showbiz” è il loro disco d’esordio. Un album che li proietta direttamente nel limbo di una notorietà assoluta; vuoi per le buone mosse pubblicitarie del loro entourage e anche per i singoli accattivanti estratti dal disco: ”Uno”, “Cave” e soprattutto “Muscle Museum”.
La band è adorata dai teenagers e dai seguaci di MTV; la stampa li presenta come l’ideale contrapposizione ai gruppi del momento, come i Radiohead, e la critica non fa fatica a esaltarne le lacune e i continui rimandi a altre situazioni stilistiche. Un cocktail ideale, per creare un nuovo nome nello star-system del pop mondiale.
2. ORIGIN OF SYMMETRY (2001)
È John Lekie a interessarsi anche della produzione del secondo album in studio. Ma in “Origin of Symmetry” sono i singoli componenti della band a venire maggiormente allo scoperto; ognuno con le proprie capacità, con il proprio carattere e il proprio modo d’imporsi. Bellamy fa del cantato in falsetto e della chitarra sferzante, ispirata al miglior Hendrix, le sue armi di conquista, Howard sui tamburi è un vero treno senza freni, Wolstenholme col suo basso imprime al sound una profondità inaudita.
La band suona a volumi altissimi, l’album presenta un buon insieme di coesione e di sicuro impatto. “New Born”, “Plug in Baby”, “Hyper Music” sono i brani che mettono tutti d’accordo, la band si esprime come se avesse alle spalle una lunga carriera, mentre si tratta solo della nascita di un’iperbole che non conoscerà flessioni d’alcun genere.
Il disco restituisce tensioni, distorsioni, scenari apocalittici: i Muse dimostrano d’avere in mente la sceneggiatura perfetta per la storia di un nuovo millennio ancora tutta da scrivere.
3. ABSOLUTION (2003)
Decisivo passo verso la consacrazione. “Absolution” è l’album per antonomasia dei Muse. Il disco che rappresenta il loro miglior lavoro sotto il profilo dell’amalgama e della compiutezza stilistica. La band sa esprimersi, grazie a un Bellamy sempre più leader conclamato e icona per eccellenza, su diversi piani sonori: emotivamente profondi e sentiti come in “Apocalypse Please”, “Sing For Absolution” e “Falling Away With You”, esaltanti e dirompenti quelli di “Stockholm Sindrome” e “Time is Running Out”. I Muse iniziano a prendere confidenza con una song-form più complessa, piena di sfumature e curata dei particolari. La prove al pianoforte di Matthew convincono sempre maggiormente, e arrivano a conferma di una talento naturale ancora tutto da scoprire e apprezzare.
Intanto, la crescente popolarità, li portò direttamente sul main-stage del Glastonbury festival. Riguardo a questa esperienza fondamentale Bellamy dichiarò: «Il migliore concerto della nostra vita, il massimo livello d’affermazione mai raggiunta».
4. BLACK HOLES AND REVELATIONS (2006)
Più maturi, completi e consapevoli delle loro potenzialità, i Muse si presentano al pubblico con rinnovato entusiasmo. “Black Holes and Revelations” racchiude in sé una vasta scelta di soluzioni espressive e chiude, idealmente, la prima e importantissima fase della loro carriera.
Bellamy & company danno il massimo in ogni track non rinunciando mai alle loro peculiarità fondamentali, come nei brani ritmicamente più entusiasmanti: da “Stralight” a “Supermassive Black Hole”, per non parlare della dirompente “Exo-politics”, è un’orgia di suoni, distorsioni e andamenti propulsivi. Le situazioni più tendenti a una linea stilistica riflessiva (“Soldier’s Poem”) e vicina al prog-teatrale (“Knights of Cydonia”), fanno da sfondo perfetto a un album da incorniciare.
La band è sul tetto del Mondo; innumerevoli sono le esibizioni live e i riconoscimenti internazionali. Ora, però, bisognerà non soffrire di vertigini, perché a quelle altezze è sempre più facile inciampare e ritrovarsi in qualche buco nero…
Discografia
1999: Showbiz
2001: Origin of Symmetry
2003: Absolution
2006: Black Holes and Revelations
Dvd
2002: Hullabaloo
2005: Absolution Tour
2008: The Haarp Tour, Muse live at Wembley
di Roberto Paviglianiti