Recensione Cd: Ben Harper - Lifeline
Tutto quello che oggi ascoltiamo deriva, più o meno direttamente, dalla musica nera. Ben Harper, anche e soprattutto per il suo background, questo lo sa benissimo. Il suo ultimo lavoro, lo splendido “Lifeline”, ci prende per mano e ci accompagna attraverso cent’anni di storia della musica. Le sue undici tracce brillano per semplicità e immediatezza; catturando al primo ascolto, ognuno dei pezzi in questione si distingue per una delicatezza e un fascino fuori dal comune. Gli arrangiamenti del disco sono ridotti all’osso: il più delle volte è la chitarra acustica l’unica padrona incontrastata della scena (con la sola voce di Ben Harper a rispondere alla chimata, nella più tradionale delle tecniche del Blues arcaico). Se in prima battuta il disco sembra trascinarci in atmosfere dal sapore intimo e onirico, già con Fool for a Lonesome Train entriamo in ambiti più solari e aperti (in linea con certo Soul anni ’60). La strada lungo la quale vengono generate le tracce di questo lavoro si può dunque riassumere in un forte senso di identità (che pervade i musicisti che partecipano al progetto). Lo stesso stile del canato di Ben Harper (e la sua ricerca spasmodica per melodie dolci e leggiadre) lo ricollega al grande maestro Otis Redding. Se Having Wing ci scuote con sussulti elettrici (interrotti solamente da brevi momenti di quiete), Say you will ci riporta indietro nel tempo a ritmo di Gospel (dal sapore decisamente spiritual) e funk (il piano si intreccia piacevolmente alle scorribande di una sei corde decisamente blues). Un disco da vivere tutto d’un fiato, cercandovi riparo nei momenti in cui la malinconia sembra avere la meglio.
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