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Portishead: Discografia e Biografia della band

Dopo anni di voci, indiscrezioni, annunci e smentite, finalmente oggi abbiamo un titolo (“Third”), un’etichetta discografica (la Island) e una data di pubblicazione (metà aprile). Stiamo parlando del tanto atteso e sospirato, nuovo lavoro in studio dei Portishead.

La band, a dieci anni di distanza dall’ultimo disco, è attesa a marzo sui palchi di mezza Europa (in Italia: Milano, 30 e Firenze, 31) per presentare quello che rischia di essere il ritorno sulla scena più interessante di tutto il 2008. Vale la pena ripercorrere le significative tappe di una carriera che è rimasta ibernata per troppo tempo.

portishead discografia

DUMMY (1994) il primo lavoro dei Portishead

Vengono da Bristol, fanno musica avvalendosi di tecnologia e campionamenti d’autore (Weather Report, Eric Burdon, Isaac Heyes) sapientemente miscelati alle proprie innate capacità; i Portishead sono la band che, in maniera refrattaria e lontano dalle luci dei riflettori, ha creato il mood inconfondibile di un’intera scena partendo dal nulla, o meglio, da poche idee ben congeniate: quella del trip hop.
Geoff Barrow è la mente.

La sua formazione avviene all’inizio degli anni ’90 al fianco di dj/producer d’altissimo calibro come Mushroom, Nellee Hooper e Daddy G. Geoff riversa in “Dummy” ogni sua conoscenza, riuscendo nell’ottimo assemblaggio di suoni acustici (vedi l’Hammond e una sezione d’archi) allo scratching puro, taglienti loop elettronici a tappeti di suono frastagliati e sfuggenti. Crea l’inedito, la base sulla quale può agire indisturbata la voce profonda, calda, notturna, di Beth Gibbons.

E’ lei, col suo modo sofferto ed etereo d’interpretare i brani, ad essere l’emblema della band. E’ sua la voce a firmare magnificamente le track di maggior rilievo come “Glory Box” e “Sour Times”. E’ assolutamente lei la chiave che schiude ai Portishead le porte del successo mondiale. Oltre ai due, la regia ombrosa, sotterranea, quasi invisibile ma determinate di Adrian Utley. Il chitarrista contribuisce ad elevare le idee di Barrow con interventi di grande impatto dal sapore jazzy. Il tocco in più, il valore aggiunto di un progetto unico. “Dummy” è la somma di questi tre elementi, un album tra i più influenti e stilisticamente importanti dell’intero decennio.

PORTISHEAD (1997), nuove alchimie per la band

Bisogna attendere ben tre anni per ascoltare nuovamente le alchimie della band. “Portishead” soffre l’inevitabile confronto col suo celebre predecessore, ma senza sfigurare, anzi. Undici brani rimarchevoli ne fanno una prova pienamente all’altezza della caratura e della fama - ormai dilagante – dei ragazzi di Bristol. Fan e critica applaudono nuovamente una filosofia musicale sorprendente.

Gli ingredienti sono i medesimi, ma i dosaggi cambiano. L’elettronica diventa basilare, si fa largamente figura primaria, la voce della Gibbons è spesso trattata, la bassline è di una profondità inaudita, le timbriche si fanno ancora più fosche. Le atmosfere si sono ulteriormente incupite, risultando così fatalmente spettrali e penetranti. Nuovi atteggiamenti che non tardano a manifestarsi fin dall’apertura di “Cowboys”; brano acido, sinistro e irrimediabilmente corrosivo.

La band sperimenta, non si pone limiti di sorta e riesce nuovamente a far centro sotto ogni aspetto. “All mine” è il passo più importante dell’album. Scansione ritmica lenta, decisa, campionamenti azzeccati e poi – sopra ogni cosa - la voce della Gibbons; è sempre lì che converge l’intero progetto sonoro, nelle corde vocali di una sfuggente musa fuori dal tempo. I Portishead, nel loro modo d’intendere e plasmare la materia sonora, riescono ad essere sontuosi. Sanno dare un taglio e creare una suspance nei brani inconfondibile: fanno musica col piglio di chi sa di avere tra le mani le capacità per andare oltre i confini conosciuti, facendo leva su uno spettro visivo ineguagliabile.

Discografia Portishead

Dummy (1994)
Glory Times (1995): contiene singoli remixati e brani tratti dal film To Kill a Dead Man.
Portishead (1997)
Roseland NYC (1998): live edito anche in versione dvd

di Roberto Paviglianiti


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