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Discografia dei Placebo: tutto sulla band

Quando, il primo ottobre del 2007, dopo undici anni di sodalizio, i Placebo hanno annunciato l’allontanamento consensuale del batterista Steve Hewitt si è avvertita netta – tra chi ha seguito l’evoluzione della band dagli esordi fino ad oggi – la sensazione di tristezza per qualcosa di fatalmente irrimediabile.

Gli album dei Placebo

Forse quest’episodio non scalfirà minimamente il cammino di Brian Molko e Stefan Olsdal, ma sta di fatto che siamo di fronte alla chiusura definitiva del primo capitolo importante della band, un capitolo dove sono state scritte pagine esaltanti che vale la pena sfogliare di nuovo.

PLACEBO (1996), l'esordio della band

La band debutta sotto la benedizione di David Bowie (“Credo che siano un gruppo straordinario”) e lo scetticismo di gran parte della stampa inglese. Ma Molko, Olsdal e il primo batterista Robert Schultzberg hanno stoffa da vendere. La mettono in mostra in un album d’esordio tirato, estroverso e dal forte appeal.

I Placebo si distinguono in fretta dall’ondata britpop che a metà degli anni ’90 inflazionava il mercato del rock alternativo, proponendo un sound tagliente, pieno d’accelerazioni repentine e sonorità turbate. I singoli che vengono estratti dal disco fanno breccia tra una folta schiera di fan della prima ora; sono perlopiù ragazzi che vedono nei loro testi il riflesso dei propri problemi, delle loro paranoie dovute a incertezze adolescenziali. Ma non è una fiammata passeggera: tracce come Teenage Angst, I know e Bruise Pristine gettano le basi per un sound originale.

WITHOUT YOU I’M NOTHING (1998), arriva il successo mondiale

Passano solo due anni, un periodo dove – oltre al cambio di batterista, Steve Hewitt sostituisce Schultzberg – avvengono incontri illuminanti (U2) e collaborazioni decisive (Michael Stipe).
Sull’onda dell’entusiasmo i Placebo tirano fuori dal cilindro il disco decisivo. “Without You I’m Nothing” è al contempo il secondo importante passo di una carriera da predestinati, e la consacrazione che spazza via lo scetticismo dilagante da parte della critica.

Le acerbe movenze degli esordi lasciano spazio ad un passo più deciso, maturo e incantevolmente decadente. La voce di Molko si staglia come un’onda d’inquietudine sui muri sonori eretti dalla band intera. Brani dal forte impatto come Pure Morning, Burger Queen e Every You Every Me mettono il punto esclamativo al loro modo di proporsi: marcato e vagamente spietato.

BLACK MARKET MUSIC (2000), alti e bassi

Era inevitabile. Il successo planetario porta la band alla realizzazione di un disco dal grande riscontro mediatico ma inevitabilmente commerciale. E’ la prima grande svolta. Le varie Special K e Taste in Man portano in dote una sterminata massa di nuovi ammiratori, ma la band sembra quasi aver smarrito l’ardore spontaneo dei primi tempi, appare come schiacciata dalla macchina del music-business: è l’uscita definitiva dall’undergound.

L’album ricalca le classiche strategie sonore dei Placebo, e non manca certo d’ottimi momenti, ma tutto sembra composto e proposto in copia carbone, in un periodo in cui c’erano le aspettative di una svolta più decisa verso nuovi lidi. Uno status che porterà ad uno degli episodi peggiori della loro storia, sintomo di malessere e costrizione: la partecipazione al Festival sanremese del 2001 targato Carrà, con tanto di distruzione della strumentazione sul palco in diretta TV (!).

SLEEPING WITH GHOSTS (2003), iniziano i cambiamenti dei Placebo

E’ l’ora giusta per un cambiamento. Non radicale, ma quantomeno tangibile. Ecco quindi chiamato in causa un produttore d’esperienza e successo, Jim Abbiss. Il producer è senza ombra di dubbio colui che traghetta la band, attraverso l’ottimo e forse sottostimato “Sleeping with Ghosts”, verso uno scenario sonoro più levigato e variegato.

Il disco contiene novità degne di nota: la profonda Centrefolds e la stessa title-track fanno conoscere un’intimità compositiva fino a quel momento celata dietro sferzanti manifestazioni di pura energia. Andamenti viscerali che comunque continuano a rappresentare il mood principale dei Placebo: Bulletproof Cupid ne è l’esempio più evidente. L’introduzione massiccia di un buon tocco elettronico trova il suo giusto perché in brani accattivanti come English Summer Rain.
Per Molko & company, oltre ad un nuovo centro discografico, una sanissima boccata d’ossigeno creativo.

MEDS (2006), anni di chiariscuri

A dieci anni tondi dall’esordio discografico, i Placebo tornano con un disco d’altissima qualità sonora e dal sicuro impatto emozionale. “Meds”, fin dall’apertura affidata alla splendida e sofferta Song to Say Goodbye, riesce a fotografare in maniera netta la maturità raggiunta e i connotati di uno stile consolidato e in continuo miglioramento.

L’album vive di momenti memorabili: l’intervento vocale di Michael Stipe in Broken Promise, le discese all’inferno della contorta Infra-Red, le suadenti melodie sottolineate dagli archi di Pierrot the Clown. Molko è sempre più leader, icona incontrastata e sfrontatamente protagonista in ogni movenza, in ogni minimo atteggiamento. Lo star-system ha inglobato la band, che a sua volta sembra ormai nuotare impavida come un pescecane nell’oceano, senza esitazioni, ormai convinta dei propri mezzi. Le profezie di Bowie si rivelano azzeccate, i Placebo sono una creatura di grande successo, per certi versi fastidiosa, incontrollabile, instabile e - anche se spesso in copertina - fascinosamente fuori dagli schemi.

Discografia completa Placebo

Placebo (1996)
Without You I'm Nothing (1998)
Black Market Music (2000)
Sleeping with Ghosts (2003)
Once More with Feeling (Raccolta di singoli - 2004)
Meds (2006)
Placebo: 10th Anniversary (Ristampa con dvd - 2006)
Extended Play '07 (Raccolta con tre brani live uscita in America - 2007)
Battle for the sun (2009)

DVD Placebo

Soulmates Never Die - Live In Paris (2003)
Once More With Feeling (2004)


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