Lemonheads: The Lemonheads
Nel mondo della musica dieci anni sono un’eternità. Lunghe pause, collaborazioni che non fruttano come dovrebbero; insomma, il pericolo che l’artista si arruginisca è sempre dietro l’angolo. Eppure il nuovo album dei Lemonheads, il primo appunto dopo una decade di pausa, non sfigura affatto. Evan Dando partorisce, assieme agli ex Descendents Bill Stevenson e Karl Alvarez, un disco di Punk-Rock fresco e divertente. Come non sottolineare poi la partecipazione di nomi del calibro di J Mascis (Dinosaur Jr) e Tom Morgan (collaboratore del gruppo fin dai tempi di “It's A Shame About Ray”). The Lemonheads è una sigla che fu in principio utilizzata da Evan Dando per musicare le sue ansie e i suoi disagi adolescenziali (i primi lavori del gruppo si fondavano infatti sull’hardcore di scuola Husker Du e Replacements). Non sono tuttavia queste le produzioni che hanno innalzato i Lemonheads a eroi generazionali. La sensibilità artistica della formazione sterza in maniera decisa all'inizio degli anni '90, dando alla luce “It's A Shame About Ray” (l'opera viene acclamata nell'ambiente underground come un capolavoro). Nel 2005, Evan Dando riesuma la sigla per un tour assieme al bassista e al batterista dei Descendents. Dopo il tour la compagine si chiude in uno studio di registrazione in Colorado, dando alla luce frasi notevoli e giri di chitarra che lasciano il segno (No Backbone). J Mascis ci regala assoli taglienti e arroganti, valorizzando in maniera decisiva il disco. In verità il suono della formazione americana non è poi così dissimile da quanto eravamo abituati a sentire in passato: brevi e semplici canzoni pop arricchite da melodie ultra-fascinose e dall’energia delle sei corde. Trentacinque minuti senza pausa; una vera e propria iniezione di energia. Black Gown è in questo senso una cavalcata Punk che ha tutte le caratteristiche per entrare in testa in maniera invasiva: le melodie infatti sono di quelle che non chiedono il permesso e il suono delle chitarre è divertente e elettrizzante. Become The Enemy è una bella ballata elettrica in cui l’atmosfera si addolcisce rispetto al resto del lavoro mentre PoughKeepsie è la traccia che non t’aspetti, quella che ti lascia spiazzato. Un intro costruito attorno ad arpeggi dal sapore vagamente psichedelico avvolgono la voce di Dando in un caldo abbraccio. Bello il modo in cui il pezzo sfocia poi in una rassicurante filastrocca solare e rassicurante. Sembra proprio che la minestra riscaldata questa volta non sia poi da buttare.
04 settembre 2007
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