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Ondamedia – Niente è come sembra

Gli Ondamedia nascono nel 1996. Il loro nome viene scelto per esprimere il fatto che la musica mediava e media tuttora le differenze che albergano in ognuno dei componenti della band. “Un giardino che non c è”, il loro primo demo, viene registrato nel 1999. Dopo le prime esibizioni Live, la band inizia le registrazioni de “La nostra scatola”, il secondo demo del gruppo. Nell’estate del 2002 gli Ondamedia vengono contattati dalla casa discografica Storie di note e selezionati per entrare a far parte dell’iniziativa Osservatorio Permanente sulla canzone d’autore. Nel 2004, intensificatasi l’attività live nella zona di Roma, gli Ondamedia entrano a far parte dell’Associazione Noslappers, che promuove la musica di qualità nella capitale. Successivamente, la band viene notata e contattata dalla Udu Records di Firenze, con la quale prende accordi per la co-produzione del suo esordio discografico. “Niente è come sembra” esce il 20 Maggio del 2006 proprio per la Udu Records. Prodotto da Giancarlo Passarella, si tratta di un disco ben suonato e ben arrangiato. Le otto tracce scorrono via come acqua fresca perché caratterizzate da testi profondi (mai banali) e da sonorità quanto mai varie. Si alternano pezzi dall’atmosfera sofferta (in Bianche Scie domina una malinconica voglia di denuncia) a tracce più veloci e graffianti (Cedimenti Strutturali ricorda i Litfiba che furono per rabbia, idee e riff chitarristici tanto viscerali quanto coinvolgenti). Febbre Gelida fonde perfettamente elementi Blues (soprattutto negli splendidi assolo di chitarra) ad elementi Hard Rock (gli energici stop and go proposti, i cambi di tempo repentini e il giro pianistico che fa crescere lentamente la tensione sonora ci consegnano la vera gemma del lavoro). Cosa Vedi? promuove i ragazzi anche e soprattutto dal punto di vista melodico. Un testo dal sapore onirico si incastra perfettamente su un tappeto edificato con cura da una serie di dolci arpeggi chitarristici (che esplodono in pennate tanto profonde quanto strazianti). Il solo di chitarra è pervaso da un senso di psichedelia acida che richiama le sonorità offerte su “The Dark Side of The Moon” dal talento di David Gilmore. Elettrospot è Rock & Roll d’annata; il suono si fa graffiante e il riff che caratterizza il pezzo si imprime in testa al primo ascolto. La voce di Fabrizio mostra qui tutta la sua versatilità. Un disco che si distingue sicuramente (in questo periodo di prodotti preconfezionati) per raffinatezza e sfrontatezza sonora. Tracce Un Tagliaerbe Indole Inquieta Cosa Vedi? Elettrospot Febbre Gelida Bianche Scie Cedimenti Strutturali Nevica Intervista con Fabrizio (Voce) Dicci qualcosa in più sugli Ondamedia. Come è nato il progetto musicale? Il progetto Ondamedia è nato nel 1996 per mano mia e di Patrizio (tastiere). Dopo un breve periodo passato a comporre abbiamo arruolato anche Alberto (chitarre), Roberto (basso), Massimiliano (chitarre) e Alberto (batteria); siamo attivi dal 1998 nell'inesauribile ricerca di fondere energia e atmosfera. Sebbene provenissimo tutti da esperienze musicali diverse, abbiamo fin da subito dimostrato delle grandi affinità interriori che ci hanno spinto a creare musica che appagasse i nostri singoli stati d'animo. Quali sono le dinamiche compositive all’interno della band? Chi scrive cosa e come nasce un vostro pezzo? Durante i primi due anni ognuno di noi entrava in sala prove con un idea ben precisa e ci si lavorava sopra; spesso si creavano ottimi brani ma poco dinamici. Le cose ci hanno soddisfatto maggiormente nel momento in cui abbiamo abbandonato le jam-session, estrapolando solamente le parti più interessanti di ore di registrazioni; un metodo più istintivo e meno ingabbiato di comporre, che sicuramente ci rappresenta di più. Cosa pensi del panorama indipendente italiano? C’è ancora gran fermento nei garage nostrani? Credo che ci sia molto fermento nelle cantine nostrane. Magari non sempre nel panorama sotterraneo si riescono a captare elementi originali, però c'è grande energia e voglia di suonare. L'importante credo sia non scadere in alcune logiche dettate da un mercato spesso irraggiungibile e piatto. Cosa pensi di internet come mezzo di diffusione per la musica? Credo che internet sia un mezzo potente per la diffusione di novità musicali. Attualmente, soprattutto per un gruppo che cerca di mettersi in luce, è vitale sfruttare le potenzialità offerte dalla rete. Forse da parte del mercato ci sono ancora delle difficoltà di gestione, sia per quanto riguarda la sopravvivenza di chi crea musica e di chi la produce e sia per quel che concerne la diffonde attraverso i supporti canonici. Che rapporto avete con lo studio di registrazione? Ci sono alcuni gruppi che ne sfruttano ampiamente le potenzialità mentre altri tendono a registrare il suono così come viene, senza elaborarlo o modificarlo in post-produzione. Voi come vi schierate? Spesso per noi lo studio di registrazione è una tortura, nel senso che la nostra attitudine più congeniale sono i concerti dal vivo; in sala emergono alcuni nostri limiti, quindi proprio per questo cerchiamo di sopperire con la massima attenzione nei suoni e negli arrangiamenti, curare il dettaglio in questi casi è fondamentale per dare alla musica un volto riconoscibile che si possa ritrovare sia in sala che sul palco. Nell’estate del 2002 gli Ondamedia vengono contattati dalla casa discografica Storie di note per entrare a far parte dell’iniziativa “Osservatorio permanente sulla canzone d’autore”. Ci vuoi descrivere l’esperienza? E' stata sicuramente una bellissima esperienza. L'attenzione di Storie di Note ci ha convinti ad insistere nell'essenzialità della nostra creatività, spingendoci a lavorare sempre più sodo sull'emozione piuttosto che sull'estetica dei pezzi fine a se stessa. Quali sono, tra i concerti che avete fatto, quelli a cui siete maggiormente legati? Siamo attivi da molti anni. E’ chiaro che siamo legati a molte serate, a molti locali, ed in alcune occasioni anche a molti gestori di locali, però sicuramente i brividi che abbiamo avuto prima, dopo e durante la serata di presentazione del nostro primo disco, "Niente è come sembra", prodotto con la UdU records, siano stati irripetibili; era come assistere al parto del nostro primo figlio. La forza del vostro disco probabilmente sta nel fatto che difficilmente lo si riesce a classificare sotto un’etichetta predefinita. Le influenze che mostrate sono veramente varie. Il disco credo che sia la fusione perfetta dei gusti musicali che singolarmente ci accompagnano da sempre. In definitiva penso sia un cocktail di rock anni ‘70, new wave anni ’80 e cantautorato. I vostri testi sono intrisi di un’elegante raffinatezza, che spesso sfocia nella descrizione della situazione umana nella sua difficile quotidianità. C’è qualcosa di autobiografico? Attraverso i testi cerco la sintesi del concetto; ce ne sono di autobiografici e credo che siano anche facilmente riconoscibili. Gli altri comunque appartengono alla nostra pelle o alla nostra vita, visto che affrontando temi attuali di situazioni più o meno vicine o lontane, per forza di cose ci riguardano e ci vedono partecipi, fisicamente o mentalmente. Il disco è permeato da un senso di tristezza particolare; non cupa e oscura ma rilassata e in qualche modo serena. Credete che la malinconia possa in generale rappresentare un canale preferenziale per esprimere le emozioni più profonde dell’animo umano? Chi ci conosce non riesce mai a spiegarsi come dai nostri caratteri un pò guasconi emerga tanta malinconia; io credo che forse nella musica ritroviamo i giusti tempi dell'essere umano, quindi la giusta riflessione e la giusta attenzione per quello che siamo, viviamo e che ci circonda.

04 settembre 2007





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