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Young Neil: il furore canadese che predilige il suono analogico

Per molti Neil Young potrebbe sembrare un personaggio enigmatico, quasi un indiano travestito da cowboy dei nostri giorni che, nel corso degli anni, ha regalato ad un vasto pubblico una serie di lavori all’insegna dell’imprevedibilità.
Il compositore e musicista canadese, conosciuto a livello planetario, nasce il 12 novembre del 1945 a Toronto e già da fanciullo la vita sembra prendersela con lui. Viene colpito dall'epidemia di poliomelite che lo debilita e ciò che lo sorregge è la passione per la musica suonata con la sua chitarra. La separazione dei genitori sarà un ulteriore trauma che lo porterà a diventare un adolescente timido e insicuro. La musica sembra essere il suo “solido rifugio” dalle inquietudini che ritroveremo nei futuri lavori.

Una delle prime domande che si potrebbero porre i lettori di Music Yes è come mai il cantautore -fresco di pubblicazione del disco “After the Gold Rush”, uno dei suoi lavori più amati - entrò a far parte del gruppo di Crosby, Still & Nash. Di getto si potrebbe pensare che la scelta fosse esclusivamente legata ad interessi economici ma, come vedremo in seguito, si scoprirà che fu dettata da esigenze di carattere professionale. Con l’uscita di “Dè jà Vu”, un autentico capolavoro date le impareggiabili doti vocali, la dinamica abilità musicale, gli eccellenti testi nonché un gran successo di vendite, si capisce che la scelta fu giusta e ritengo anche che contribuì alla sua maturità artistica. Solo per notizia, ricordiamo che nel periodo della registrazione dell’opera, Neil soffriva di diabete ed epilessia che la stampa scambiò per uso di sostanze stupefacenti! Pensate che sofferenza per il canadese visto che la registrazione durò più di 800 ore!

Neil Young e la politica

Con il tempo ed il crescere del “personaggio” Young, emerge anche il “volto” politico del cantautore, sempre improntato su strade tortuose e “anticommerciali”. Infatti, nella primavera del '70, fortemente inspirato dalla vicenda della protesta giovanile contro Nixon e la guerra in Vietnam che aveva portato alla morte di quattro studenti ed il ferimento di altri nove durante una carica operata dalla Guardia Nazionale, compone "Ohio", che lo lancerà verso la definitiva affermazione. Scritto in poco più di una notte, stampata e pubblicata in circa una settimana, su “Ohio” si potrebbe dire molto altro ma ciò che veramente “cattura” è la voce di David Crosby che, mentre la musica sfuma, grida “Quattro! Perché? Quanti ancora?”.

Harvest: non apprezzato dalla critica nonostante il boom di vendite

Nel 1972 viene pubblicato “Harvest” registrato a Nashville nel 1971 con la preziosa collaborazione dei suoi amici James Taylor, Ben Keith, Kenny Buttrey, Tim Drummond e Linda Ronstadt. L'album viene diffuso solo un anno dopo la registrazione per consentire al cantautore di sottoporsi a un intervento chirurgico. Harvest (termine che significa raccolta-mietitura) non fu apprezzato dalla critica dell’epoca ma ebbe al contrario, un grandioso successo di vendite sia negli U.S.A che nel Regno Unito. La semplicità della realizzazione - riscontrabile anche dalla copertina - che si contrappone alle bellissime sonorità, ne fa uno degli album più apprezzati e venduti di sempre, addirittura piazzato al 79° posto tra migliori 500 album di ogni tempo nella classifica redatta da “Rolling Stone”. L’opera segna per il cantautore canadese, un ritorno al country all’americana (anche se molti sostengono che si tratti di country-sdolcinato) e spianerà la strada all’esplosione del soft-rock anni ‘70. Nell’LP vengono esaltati i risvolti umani segnati, in quel periodo, anche dal sopraggiunto divorzio con la moglie!

C'è una grande differenza tra il lato A del disco e quello B: il primo è molto più tradizionale e musicalmente conservatore, esalta la campagna rispetto alla città, i valori e i ruoli familiari (anche se con una ironia non sempre apprezzata dagli estimatori del country), il lavoro, l'attaccamento e la valorizzazione dei luoghi e del proprio paese; nel secondo lato si affrontano temi meno facili come la droga, il razzismo, la depressione, la vecchiaia. Solo per notizia si riporta che la registrazione dell’album definita “morbida” è dovuta anche al fatto che Neil aveva un grave problema alla schiena. Non riuscendo fisicamente a sostenere il peso della chitarra elettrica, era costretto ad indossare un busto ortopedico ed in questo modo riusciva a stare in piedi non più di quattro ore al giorno. La situazione ci fa comprendere il perché di questa scelta. Per quanto riguarda il testo “Heart Of Gold”, scopro che rimane legato al personale giudizio di Bob Dylan che dopo l’uscita del disco telefonerà personalmente a Young per complimentarsi con lui del brano. Il vinile in mio possesso (K44131 del 1972) della Reprise Records -copertina apribile- oltre a sentirsi molto bene, è dotato di un opuscolo con i testi delle canzoni. Un testo che si differenzia leggermente dal contesto è “Alabama” e rappresenta una pesante denuncia sulla corruzione del sistema politico del sud degli U.S.A..

L’ennesimo scontro con la realtà impone a Neil di subire un'operazione alla gola. L’artista cambia leggermente rotta con l’album “Zuma” (1975) lavoro dedicato alle culture indigene americane. Il brano rappresentativo del disco, sempre all’insegna dell’esaltazione della chitarra, è "Cortez The Killer" con il quale l’autore sfodera un altro attacco alla politica evidenziando le violenze dei conquistadores spagnoli. "Looking For A Love", "Danger Bird", "Pardon My Heart" segnano il ritorno allo stile dell’esordio, mentre in "Through My Sails" riappare - anche se fugacemente - il quartetto CSNY. Anche di questo lavoro il vinile datato 1975 della Reprise Records - stampato in Germania - risulta ben registrato.

Un lavoro come “Prairie Wind”, scritto e realizzato con profonda semplicità e passione, dalle meraviglie acustiche ed intense che quasi accarezzano l’udito, oltre a far scattare ricordi incancellabili di vecchi amici o amori dei bei tempi andati, ha il potere di farsi ascoltare tante di quelle volte che ognuna sembra più bella della precedente. In particolare, brani come “Falling off the face of the Earth” e “The painter” fanno riflettere sulla fragilità dell’essere uomini. Capita spesso che durante l’ascolto di questo disco -doppio vinile Classic Records da 200g- guardando l’orologio, mi rendo conto che è ormai molto tardi e, con il rischio di disturbare i vicini, sono costretto inevitabilmente a sospendere la seduta d’ascolto. Soprattutto il sabato quando si legge un buon libro (di musica naturalmente) dopo uncerto orario si passa all’ascolto in cuffia magari degustando, anche per approfondirne i sapori, un buon sorso di whiskey “Jack Daniels” -Distillery Tennessee U.S.A..
Fermiamoci ad analizzare per un attimo il personaggio e scopriamo che i punti forti dei lavori di Young restano, sostanzialmente, le melodie sempre affascinanti, gli arrangiamenti molto semplici, efficaci e mai troppo invasivi ed in fine il valore dei testi. Le tematiche trattate nelle canzoni dal cantautore canadese, oltre all’amore, sono molteplici.

La riscoperta della natura, il sociale, la discriminazione, la guerra. Su quest’ultimo tema c’è una dura presa di posizione dell’artista nell’album “Living With War”. Già il titolo si presenta con una forza che corrisponde al suo contenuto che ha scatenato non poche polemiche tra i media americani. È doveroso sottolineare che per questo lavoro il cantautore ha dato la possibilità di ascoltare -a chiunque- sul proprio sito tutti i brani, senza preoccuparsi di vendere il prodotto, rinunciando, quindi, agli introiti. L’album è un vero e proprio attacco al Presidente G. Bush e alla politica internazionale bellicista non condivisa dall’artista. Personalmente ho preferito acquistare la copia in vinile dell’opera edita dalla Classic Records in super vinyl da 200g. che contiene anche i testi delle canzoni stampati su carta pergamena nonché una bellissima - e semplice - copertina apribile. La registrazione del vinile naturalmente è di prim’ordine ma il prezzo è decisamente troppo elevato.

Cosa piace a Neil Young?

Abbiamo scoperto quindi che Neil uomo è un poeta innamorato della natura, della pace, dell’ambiente e naturalmente della sua chitarra ed il suo stato d’animo -che si ripercuote nel suo spirito romantico- ha influenzato la sua produzione musicale rock, folk e country, con tracce di blues, tecno e molto altro.

Nei suoi testi, spesso si nota un certo tipo di tristezza sicuramente dovuta alle tante angosce che la vita gli ha riservato che, seppur assorbite, si delineano nel lavoro “Tonight's The Night” (1975) che rimane uno dei dischi che preferisco. La “Rolling Stone” lo cataloga al 327° posto fra i migliori di ogni tempo. Nell’LP scopriamo che la vena ispiratrice di Neil è stata certamente condizionata dalla prematura scomparsa dei suoi due amici Panny Whitten e Bruce Berry e lo stile riconducibile al blues, tratta riflessioni profonde sulla morte e sulla popolarità. Whitten sarebbe morto di overdose il 18 novembre del 1972 e il giorno prima lo stesso Neil lo avrebbe fatto salire su un aereo diretto a casa perché ormai incapace di unirsi alla sua imminente tournèe, dandogli 50 dollari che avrebbe però usato per acquistare la dose fatale. L’evento sconvolse letteralmente il cantautore che avrebbe riversato il dolore dell’esperienza, unito a quello per l’analoga sorte di Bruce Berry, nell’album. Il brano “Tired Eyes” è letteralmente un inno alla lotta contro la droga! In ogni caso il lavoro, considerando i temi trattati, dal punto di vista del sound, è gradevole; pensare che Neil lo aveva registrato qualche anno prima (1973) e la casa discografica voleva evitarne la pubblicazione perché sperava in un nuovo lavoro più musicale e meno “sofferto”, una volta che l’artista avesse superato il trauma! Il vinile in mio possesso della Reprise Records 1975 - decisamente in ottimo stato di conservazione - è molto gradevole anche dal punto di vista sonico. All’interno contiene anche la riproduzione di una locandina dell’epoca relativa alle recensioni dell’album e molto altro.

Come già evidenziato, esaminando bene la vita e la discografia del cantautore canadese, scopriamo che un impulso concreto alla carriera è certamente stato dato dal disco “Live at the Fillmore East” pubblicato nel 1970, insieme alla sua band dell’epoca Danny Whitten (chitarra), Billy Talbot (basso) Jack Nitzsche (pianoforte) e Ralph Molina (batteria). Il gruppo a marzo del ‘70 si esibì in un concerto che si ricorderà come il più memorabile nella carriera di Neil Y. e The Crazy Horse. La performance riprodotta dalla stampa in vinile, è certamente da segnalare non solo per l’ottima registrazione ma anche per la grande interpretazione. Si delineano brani molto lunghi e vocalizzi corali che consentono di essere apprezzati soprattutto in “Down by the river” e “Cowgirl in the sand” che resero Neil popolare a livello internazionale.
Da segnalare anche un altro live “Massey Hall” - interamente acustico - realizzato nel gennaio del 1971, dove la chitarra del musicista domina la scena, ma completano il quadro la sua voce e l’accompagnamento al pianoforte. Bello, veramente bello questo lavoro che è stato proposto dalla casa discografica Classic Records in doppio vinile da 200 g ottimamente masterizzato dai master analogici originali tratti dall’archivio personale del compositore canadese. Anche grazie all’utilizzo di lacche di qualità, sarà possibile apprezzare un Neil venticinquenne che si cimenta con brani come “On the way home”, “Old man”, “Helpless”, “Ohio” e molti altri testi che vennero scritti durante il periodo di collaborazione con i CSN.

Il suono analogico del vinile

In una rivista specializzata ricordo di aver letto che Neil Young preferisce il suono analogico del vinile rispetto a quello delle registrazioni digitali. Per evidenziare le sue produzioni rispetto a quelle di altri artisti, al fine di diffondere i propri lavori su disco nero ai massimi livelli qualitativi, ha sempre affidato i lavori d’incisione alle migliori etichette Audiophile oltre che fargli ristampare molti dei suoi vecchi successi. Splendide copertine apribili e ben realizzate con opuscoli dei testi delle canzoni, l’esecuzione di stampe viniliche masterizzate direttamente dai master originali ed affidate principalmente ai grandi del settore (Chris Bellman per il lavoro Praire Wind) fanno dei dischi in vinile del cantautore canadese dei veri e proprio tesori della musica e del collezionismo. Il suono, quindi, non può che essere trasparente, nitido con chitarre sempre molto credibili ed in prima linea per un vinile da “primo della classe”! Per scegliere la casa discografica a cui affidare la stampa delle sue produzioni, ha dato il master (tratto dai suoi archivi) alle principali case discografiche per fargli realizzare un vinile di prova e, in seguito, ha scelto quello che riteneva migliore sotto il profilo sonico! E’ doveroso, comunque, sottolineare che le opere dell’artista sono disponibili anche in CD (HDCD) e recentemente anche in musica “liquida” ad alta risoluzione/definizione.
La mia collezione di vinili relativa ai lavori di Neil Young è in continuo aggiornamento. Molti album (in vinile), purtroppo, sono di difficile reperibilità e per questo motivo ho acquistato le versioni proposte in CD quali ad esempio “Silver & Golg”, “Chrome Dreams II”, “Greendale” tutte rigorosamente pubblicate in HDCD - Hing Definition Compatible Digital. Devo riconoscere che la qualità sonica di questi CD - nonché la cura nella realizzazione con copertine interne complete dei testi - è veramente notevole.

Una raccolta dell’artista da consigliare? Prestate attenzione a “Greatest Hits” nella quale troverete alcune delle più belle canzoni di Neil Young. Non importa come avvenga l’ascolto - se tramite il supporto vinilico, CD o musica liquida - l’importante è cogliere le sensazioni delle trascinanti melodie che permettono di vivere delle splendide avventure con la mente e con il cuore. Nel disco nero (doppio vinile Classic Records 200g.) troverete anche un 45 giri colorato!

Settanta anni e trentasei album

Alla soglia dei settant’anni e con trentasei album prodotti, Neil Yong non ha perso il gusto della musica cantata e suonata e, soprattutto, non ha abbandonato l’esaltazione delle proprie radici che riescono sempre ad emozionare l’ascoltatore. Per chi volesse approfondire sulla vita e le vicende del “Guerriero” Neil Young, segnalo il libro “Il sogno di un Hippie” edito da Feltrinelli.

Questa volta concludo in modo diverso. Un mondo è “lontano” quando è difficile da comprendere. Non so per quale ragione, sarà la mia stranezza, ma la musica e le tematiche toccate dal cantautore canadese, volte sempre alla pace, alla non violenza ed alla fratellanza, mi portano alla mente una lettera (scritta nel marzo del 1978) che di seguito riporterò con la speranza che tragici avvenimenti non accadano mai più e che tale scrittura sia in grado di raggiungere l’anima della gente per farla riflettere sull’inestimabile valore della vita.


di Giuseppe Alesii


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