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Recensione Beatles: un excursus sui dischi più importanti

Per le solite ragioni di “spazio”, prenderemo in considerazione solo alcuni lavori dei grandi Beatles da recensire velocemente ma con passione. Iniziamo con “Rubber Soul”, album uscito nel 1963 che introduce quasi un alone di mistero sui cosiddetti Fab Four, grazie a testi enigmatici come il carismatico “Norwegian Wood” - scritto da Lennon – e “I’m Looking Through You” di McCartney -in quel periodo reduce dalla separazione con la moglie-. La più orecchiabile e semplice nella struttura è, fra tutte, “Michelle”.

Il sound dei Beatles

Dal punto di vista puramente musicale il lavoro “Rubber Soul” esibisce un sound che ancora oggi risulta essere molto apprezzato dai giovani ai quali ho rivolto domande in merito. I dischi e le stampe d’epoca, seppur fino a qualche anno addietro ancora poco ricercate, anzi oserei dire snobbate, oggi sono ovunque molto richieste sia dai novizi che dai collezionisti.

Il processo di maturità era già emerso con “With The Beatles” che vendette in poche settimane alcuni milioni di copie e che lanciò la band nelle più alte posizioni di tutte le classifiche internazionali. Nel corso della mia ricerca ho acclarato, contrariamente a quanto immaginassi, che già in questa fase erano iniziati i primi contrasti “creativi” e sui modi di pensare alla vita spirituale e concreta, inaspriti dalla presenza della figura emergente della famosa artista e musicista giapponese Yoko Ono.

L'anno magnifico: il 1967 dei Beatles

Il 1967 rimarrà un anno molto florido per la musica rock. Vengono creati numerosi capolavori come “Disraeli Gears” dei Cream, “Their Satanic Majesties Request” dei Rolling Stone, “Are You Experienced?” di Jimi Hendrix ed i Beatles crearono “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” ovvero “La banda dei cuori solitari del sergente Pepe”. Abbandonata l’idea di scrivere testi che raccontassero i loro ricordi d’infanzia passati a Liverpool, scrissero un “concept album” che simula registrazioni dal vivo e rappresenta una fantasia musicale: per molti rimane un album criticato mentre per altri il più rappresentativo (dovuto al non certo trascurabile contributo di George Martin, il cosiddetto “quinto Beatles”) quasi da considerare ogni singola canzone un orgoglioso capolavoro.

Il grande successo di Sgt Pepper

Molti critici scrivono che Stg. Pepper’s rappresenta il simbolo del rinnovamento musicale, politico, sociale di una generazione che aveva superato il trauma della guerra e pone le basi per una nuova società. Particolare molto discusso rimane - ancora oggi - la copertina apribile che è sicuramente una delle più famose della storia.

Ideata da Peter Blake, sembra essere la decorazione di una confezione di dolci con un collage di illustrazioni ed immagini di volti dell’epoca molto famosi fra cui spicca Bob Dylan. Alla nascita di mia figlia Sara ne acquistai una stampa inglese in vinile e, ogni volta che la metto sul piatto del Systemdek IIS (giradischi inglese doc) il fonorivelatore Denon 103 SA (su braccio REGA) inizia ad estrarre le preziose informazioni dai microsolchi e grazie all’impianto Hi-Fi si viene a creare quella sensazione di “libertà” che permette all’immaginazione di fondersi con la musica riuscendo a comprendere la bellezza e la profondità dello straordinario capolavoro!

Stg. Pepper’s rappresenta l’ultima vera “corale del gruppo” dove traspare per l’ultima volta l’univocità d’intenti dal punto di vista musicale. In seguito la band perse coesione e le quattro personalità iniziarono definitivamente a divergere e pensare singolarmente.

Il White Album dei Beatles

Un album degno di passare alla storia come il lavoro di singoli “geni” e non certamente della band (non ci fu vera collaborazione) è “The Beatles”, noto anche come White Album o Doppio Bianco per via del colore della copertina ed il nome del gruppo stampato in rilievo, pubblicato nel novembre del 1968 e collocato da una nota rivista al 10º posto quale migliore album su 500 presi in considerazione. Il brano che a mio avviso spicca decisamente è “While My Guitar Gently Weeps” di Harrison sia per la dolcezza che per l’originalità.

Recensione di Revolver dei Beatles

Vorrei brevemente soffermarmi su “Revolver” del 1966 non sempre presente nelle collezioni dei audiofili. Questo lavoro vede Ringo, John, Paul e George magicamente immersi nella frenesia degli esordi ma con la consapevolezza e la maturità acquisita dalle precedenti esperienze. Emergono le melodie di Paul, il talento di John e le “deviazioni” di George, per un risultato questa volta di gruppo!

Di raccolte sui The Beatles, sia in vinile che in vari formati digitali, ne sono stati pubblicate veramente tante. Si segnala per coloro che volessero iniziare ad apprezzare la musica del quartetto l’uscita di varie raccolte dove vengono presi in considerazione i più grandi successi per una partenza davvero entusiasmante oppure di “Anthology” o “Past Masters” È certamente da sottolineare il fatto che molti critici si sono scagliati contro le Anthology (in particolare il primo volume) pubblicate -a loro dire- solo per interessi economici in quanto povere di materiale e con molti “reperti” dallo scarso valore artistico che mettevano in crisi l’immagine della band più amata di tutti i tempi.

Molto meglio il secondo volume dove il contenuto è interessante e sentiamo la voce di John che annuncia - per la prima volta in live - l’esecuzione di “Yesterday” considerata fra le 100 più belle canzoni mai scritte al mondo.
Molto spesso l’emozione sorge dalla bellezza dell’interpretazione e la forza espressiva dell’artista è direttamente proporzionale alla bellezza dei testi. È per questo motivo che i grandi della canzone hanno voluto interpretare i bellissimi testi dei ragazzi inglesi adattandoli alle loro particolari doti canore. Sarebbe molto difficile elencare tutti gli artisti e le canzoni che sono stare prese in considerazione.

Le interpretazioni che apprezzo maggiormente sono “Yesterday” di Marvin Gave del 1970, “Something” di Mina ed infine “We Can Work It Out” di Stevie Wonder. Parlando con gli amici che frequentano “Musica…parliamone” e la “Dae Myung Academy Roma”, mi è capitato di affrontare l’argomento considerando che ci sono molti appassionati che preferiscono i canti “originali” dei Beatles in quanto parte dell’incanto e della magia di questi brani è data dall’interpretazione incomparabile fatta dagli stessi autori.

Giuseppe Alesii

Yesterday- Ieri

Ieri, tutti i miei problemi sembravano allontanarsi
Adesso sembrano quasi che stiano di casa qui
Oh io credo in ieri
Improvvisamente, non sono l'uomo che ero
C'è un'ombra che sta sopra di me
Oh ieri è venuto improvvisamente
Perche lei se ne dovuta andare?
Non so, non l'ha voluto dire
Ho detto qualcosa di sbagliato
Ora vorrei che fosse ieri
Ieri, l'amore era un gioco così facile da giocare
Ho bisogno di un posto dove nascondermi
Oh, io credo in ieri.


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