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Lucio Battisti: l'esordio dell'autore per antonomasia

Non credo sia necessario spendere troppe parole per lodare Lucio Battisti, considerato uno dei massimi autori e interpreti della musica italiana.

La produzione discografica dagli esordi di Battisti ai tempi più recenti, si può dividere principalmente in due parti. La prima rappresenta la discografia che va fino ai primi anni ’80 e che si è imposta all’attenzione del pubblico grazie soprattutto ad una personalizzazione innovativa della tradizione melodica, racchiusa in un susseguirsi di strofe, ritornelli e di arrangiamenti di prim’ordine con pochi accordi.

La doppia vita di Lucio Battisti

Nei testi, i più scritti insieme a Mogol (fino al maggio 1979), diventati d’uso comune nel linguaggio quotidiano (soprattutto per quelli della mia generazione), si scoprono principalmente gli irrinunciabili valori diretti verso una vita semplice e spensierata dove dominano l’anima, il sesso, le delusioni e l’immaginazione.

La successiva produzione discografica del cantautore, invece, che addirittura “spiazza” il pubblico -ed anche la critica- si sposta verso un genere “sperimentale” con ampio ricorso all’elettronica e ai sintetizzatori. I testi sono dell’autrice Velezia (nome d’arte di Grazia Letizia Veronese) per poi preferire la collaborazione - dal 1986 - del paroliere romano Pasquale Panella per i cosiddetti “dischi bianchi”. In ogni caso, sia che si tratti del primo che del secondo periodo, le canzoni di Battisti hanno determinato una svolta decisiva del pop e del rock italiano.

La nascita musicale di Battisti

Iniziamo con il dire che Lucio Battisti nasce a Poggio Bustone in provincia di Rieti nel 1943. Non troveremo mai l’atto originale di nascita dell’artista in quanto, nel corso della seconda guerra mondiale, un bombardamento distrusse il registro dello stato civile del palazzo comunale. Durante le scuole medie si trasferisce con la famiglia a Vasche di Castel Sant’Angelo e poi nel 1950 a Roma dove i genitori gli regalano la sua prima chitarra.

Il primo rock di Lucio Battisti

I ragazzi del condominio gli insegnano le prime canzoni rock, ed è qui che impara - da autodidatta - a suonare la chitarra. In seguito al conseguimento del diploma nel ‘62, grazie all’esperienza acquisita con lo strumento musicale, suona in diversi gruppi e, dopo alcuni anni, si trasferisce a Milano dove trova sistemazione definitiva in una villetta sita in Via Rio de Janeiro. Inizia, così, a lavorare insieme a “I Campioni” che accompagnano Toni Dallara. È il leader del gruppo che lo sprona a scrivere le prime canzoni, forse sconosciute a molti - “Se rimani con me” e “Non chiederò la carità”.

Il connubio Mogol - Battisti

Nel 1965 conosce Giulio Rapetti (in arte Mogol) e dall’incontro nasce una collaborazione che crescerà con il tempo. Mogol, inoltre, contribuirà a fargli superare le sue paure ad interpretare le canzoni invece di affidarle ad altri interpreti. Nel 1966, il cantautore debutta come cantante con un 45 giri contenente “Per una lira” e “Dolce Giorno” che però non riesce a vendere come sperato. In seguito, le canzoni vennero riprese e cantate dai ”Ribelli” e dai “Dik Dik”per un buon successo di vendite.

Nel biennio 1967-68 Battisti e Mogol scrivono “29 settembre” per l’Equipe 84 - che arriva a i primi posti della Hit – e “Uno in più” interpretata da Riki Maiocchi (ex camaleonti). Come solista, invece, Battisti incide due singoli “Luisa Rossi” e “Prigioniero del mondo” che porta alla manifestazione “Un disco per l’Estate del 1968”. Inoltre, con il singolo “Balla Linda”, partecipa al Cantagiro classificandosi quarto ed entrando per la prima volta in classifica con una canzone da lui interpretata.

La consacrazione di Lucio Battisti

Il 1969 è l’anno della consacrazione di Lucio Battisti come cantante e autore. Partecipa al Festival di S. Remo con il brano “Un’avventura” dove combina melodia, atmosfera, fiati e ritmo. Non a caso l’ospite straniero che gli viene affiancato è Wilson Pickett. Il singolo è correlato nella versione 45 giri dal brano “Non è Francesca” che anticipa l’uscita del suo primo 33 giri.

Sempre nello stesso anno, con il singolo “Acqua Azzurra, acqua chiara”, il cantautore vince la sesta edizione del Festivalbar. Scopro che il cantautore preferiva determinati modelli di chitarra e, fra le tante, favoriva la Fender Shenandoah che, sebbene fosse una dodici corde, suonava molto frequentemente con sei. Il brano “Non è Francesca” è stato registrato con la Fender in questa “particolare” configurazione.

Insieme a Mogol, fonda l’etichetta musicale “Numero Uno” e con le prime registrazioni “Mi ritorni in mente” e “7 e 40” giunge ai vertici delle classifiche di vendita mettendosi in evidenza. In una intervista rilasciata, l’artista sottolinea: “il mondo dello spettacolo non ti dona una vita libera e indipendente perché la stampa è sempre in agguato. Mi piacerebbe tanto che quel benedetto Lucio Battisti fosse giudicato solo per le canzoni che scrive e per le canzoni che canta..”

Giuseppe Alesii


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